26 Maggio 1208.
Un povero muto raccoglie legna lungo la spiaggia, in una località denominata "Rena Bianca". A un tratto vede una grande luce, una "Signora" gli appare e gli parla in questo modo: "Torna, figlio, al paese e dì ai sacerdoti e al popolo che vengano qui a prendermi". Il pover'uomo, indicando la propria lingua, da ad intendere che non può riferire il messaggio, ma ella lo rassicura che saprà farsi capire. Il muto, tornato in paese, improvvisamente riacquista la parola e il fatto straordinario convince tutti, popolo e autorità, che quanto egli dice è vero e la "Signora" non è altri che la Vergine Maria.
Si prepara il corteo per portarla a Sorso. Giunti sul luogo dell'apparizione però, non la trovano: al suo posto c'è una statua della Madonna col Bambino tra le braccia. La issano su un piedistallo e inizia la processione di ritorno verso il paese. Durante il percorso i portatori si fermano a poca distanza dal paese, in località "Preddugnanu", per riposarsi dalla fatica; qui la Madonna lascia l'impronta di uno dei piedini su un masso ai margini del viottolo.
Giunti a Sorso il simulacro viene custodito nella chiesa parrocchiale. L'indomani la statua è scomparsa. Viene frugato ogni angolo del paese e delle campagne circostanti, ma invano. Due giorni dopo, un agricoltore che cerca i suoi buoi la vede posata sulla forcella di un olivastro. Ritorna in paese per annunciare il ritrovamento. Si rinnova la processione di due giorni prima, e la statua torna alla chiesa parrocchiale. Il mattino dopo, però, è sparita nuovamente.
Il popolo la cerca ancora presso l'olivastro e la trova; ai suoi piedi c'è una lastra di marmo, con incise le parole "NOLI ME TOLLERE". Il messaggio è chiarissimo: "Non mi togliere". La Madonna vuole restare lì. Viene perciò formulato il voto solenne di elevare un Santuario in quel luogo; il simulacro viene quindi riportato in paese e nuovamente custodito nella chiesa parrocchiale. Non scomparirà più. 4 Giugno 1208. Tutta la popolazione è riunita ai piedi dell'albero dove la statua della Madonna si è posata. Viene delimitata l'area sulla quale sarà edificato il Santuario che, dopo un solo anno di lavori viene ultimato; sull'altare maggiore, edificato sul luogo dove si trovava l'albero dell'apparizione, viene deposto il simulacro della Madonna.
La lapide marmorea viene fissata al portale della chiesa. La statua viene posta sull'altare con il viso rivolto verso il mare, a significare che la "Signora" è venuta da quello stesso mare dal quale giungono i più gravi pericoli per i sorsensi. Ma la statua, per due volte, si volta verso il paese, finché il popolo non capisce che la Beata Vergine è venuta per guardare non il mare ma i suoi figli. Le invasioni saracene cessano immediatamente, e molti sono i miracoli e i prodigi che la Madonna compie da quel giorno in poi.
MIRACOLI
La tradizione popolare ha tramandato molti miracoli operati dalla Madonna, fin dal momento dell'apparizione. Subito cessarono le invasioni dei pirati e dei saraceni. Sorso, protetto dalla Vergine, si conservò grazie alla divina misericordia, nonostante la sua vicinanza al mare. In un grande "retablo" dorato del '500 (purtroppo perduto) vennero descritti cinque miracoli operati dalla Madonna. Uno di questi ha per protagonista un mercante, il quale aveva fatto partire la sua imbarcazione con una quantità considerevole di mercanzie.Giunta in vista dell'isola dell'Asinara venne catturata da due imbarcazioni saracene.
Il mercante, che vide tutto dal paese, fece voto alla Vergine che se la sua imbarcazione si fosse liberata insieme all'equipaggio, avrebbe fatto dono al Santuario di una terna di vestiti per l'uso liturgico. Accadde una burrasca che allontanò l'imbarcazione dei cristiani da quelle saracene, che affondarono nel Capo Argentiera, mentre quella del mercante arrivò sana e salva al porto di Civitavecchia; in breve tempo tornò e il mercante riconoscente compì il voto. Un altro miracolo ha per protagonista l'unico figlio di una vedova, il quale era stato condannato a morte perché imputato di aver ucciso un uomo; egli era innocente.
La madre si recò al Santuario e supplicò la Vergine, perché guardasse la sua afflizione e l'innocenza di suo figlio. La Vergine l'ascoltò e, quando il giovane arrivò al patibolo, mentre il carnefice si accingeva a stringerlo nel "garrote", questo si ruppe e il giovane cadde a terra senza la minima lesione. A quel punto giunse un messaggero del giudice a dire che si sospendesse la pena perché si doveva esaminare meglio la causa. Il giudice lo fece e trovò il giovane innocente; lo liberò e agli accusatori e falsi testimoni diede il meritato castigo.
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